SANTARCANGELO DI ROMAGNA
A dominio della Via Emilia e della piana del fiume Uso, la
cittadina (m 42, ab. 20.913) conobbe una frequentazione fin dall’età
preistorica.
Formatosi probabilmente intorno al Mille, il castrum Sancti Arcangeli fu soggetto a
Rimini e fortificato, al pari degli altri centri riminesi, dai Malatesta; nel
1505 passò sotto diretto dominio del papato, che ne infeudò i Pallavicino.
Il moderno centro è allineato ai piedi dei rilievi lungo la
Via Emilia.
Il borgo storico, ben conservato, si dispone sul poggio del
monte Giove.
Il suo impianto urbanistico, cinto da mura e focalizzato
sull’emergenza della rocca, è caratterizzato da strade tortuose che offrono
scorci panoramici.
Si entra nell’abitato da viale Pascoli. Lo scenografico arco trionfale in onore di Clemente XIV (Cosimo Morelli, 1782)
introduce a piazza Ganganelli, dove prospetta il neoclassico Palazzo comunale (Giovanni Benedettini,
1848-64).
In via Montevecchi n. 41, nei locali dell’ex macello
comunale, ha sede il Met – Museo degli Usi e Costumi della Gente
di Romagna, che conserva una ricca documentazione su storia, economia,
lingua e tradizioni artigiane e contadine.
Saliti al centro storico, in via Battisti, si allineano le Beccherie (1840-42) e la Pescheria (1829), progettate da Eustachio
Maggioli; al n. 13 una bottega artigiana conserva un pregevole mangano (pressa a ruota) seicentesco
ancora in funzione, utilizzato per la stampa su tela.
In fondo al tratto di via Battisti adiacente alle mura, edificate nel XV secolo da
Sigismondo Malatesta, è lo Sferisterio –
spazio risalente al XIX secolo e creato probabilmente per il ‘gioco del
bracciale’, un rudimentale baseball –
su cui prospettano le altre absidi della collegiata
(Giovan Francesco Buonamici, 1744-58); nell’interno custodisce opere di Guido
Cagnacci (Gesù giovanetto e i Ss.
Giuseppe ed Eligio, S. Ignazio in estasi), del Centino (Ss. Antonio abate e Isidoro, S. Gaetano) e un Crocifisso di ignoto riminese (metà XIV secolo).
Nel palazzo Cenci, che affaccia sulla bella piazzetta delle Monache, ha sede il Musas
– Museo storico—rcheologico, dove sono confluite le più importanti
testimonianze storiche e artistiche della città e del suo territorio.
La sezione
archeologica custodisce reperti e manufatti di produzione locale (anfore,
dolii, laterizi) e preziose fornaci di
epoca romana (I secolo a.C. – VI secolo d.C.); la sezione artistica presenta un’interessante raccolta di opere di
scuola emiliana e romagnola del Seicento e Settecento, tra cui il polittico di
Jacobello di Bonomo (Vergine in maestà e
santi, già nella collegiata), del 1385, e Madonna col Bambino fra i Ss. Francesco e Giorgio, di Luca Longhi.
Per via Pio Massani si raggiunge la Rocca, imponente di forma quadrilatera con torri angolari
poligolali, fu riformata da Sigismondo Malatesta nel 1447 riducendo a mastio la
precedente torre del Trecento.
Scendendo per via Bellaere si giunge in piazzetta Galassi
dove sorge la torre del Campanone (1893)
in stile neogotico.
Nei fianchi del poggio si aprono circa 150 grotte artificialmente scavate nel tufo. Varie sono state le
ipotesi sull’origine e la destinazione di queste interessanti architetture
ipogee; la più accreditata è quella di magazzini e cantine per il deposito
della produzione vinaria. L’articolata grotta
monumentale pubblica di via Ruggeri si può ammirare nell’ambito di visite
guidate organizzate dal Comune.
La pieve di S. Michele
Arcangelo, a 1 km da piazza Ganganelli, in località Acerboli, è
raggiungibile percorrendo via G. Garibaldi e viale G. Mazzini. E’ un edificio
bizantino del VI secolo con campanile romanico addossato alla facciata.
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