lunedì 22 settembre 2014

Verso LO SPAZIO DELL'EDUCAZIONE - Scuola e Territorio secondo Gianfranco Zavalloni

QUANDO LA SCUOLA (E)LEGGE IL TERRITORIO

Vivere in un luogo, sognarlo e renderlo più bello Chi ha opportunità di passare per Vienna non disdegni la visita alla Hundertwasserhaus. Un edificio realizzato negli anni ‘80 su idea e disegno dell’artista, ecologista e “medico degli architetti”, il viennese Friedensreich Hundertwasser (1928-2000). Di lui, a Vienna, troviamo anche il Museo
(KunstHausWien) realizzato a partire da una vecchia fabbrica di mobili e
l’abbellimento esterno di uno degli inceneritori della capitale austriaca. Negli
ultimi trent’anni della sua vita, questo eclettico artista disegna, progetta e (quasi
sempre) costruisce, in Austria, Germania e tanti altri luoghi del mondo, esempi
concreti di buona architettura, cioè luoghi per rendere felici donne e uomini:
bagni termali, ospedali, chiese, stazioni di servizio, alberghi, musei, scuole e asili
nido, fontane, autostrade, orinatoi… Hundertwasser è in definitiva un artista che
(e)legge il territorio, che lo sogna, lo vede nei propri quadri e lo modifica
rendendolo più bello, più educativo. Ecco quello che dovrebbe fare una scuola:
vivere, leggere, rappresentare e modificare (per renderlo più bello!) il luogo in
cui si trova.



Piccole azioni quotidiane nella piccola scuola di Rontagnano
Siamo abituati a fare riflessioni di carattere pedagogico, a partire dalle nostre
esperienze concrete. Un metodo induttivo che riteniamo molto pragmatico,
concreto e vivo. Per questo, piuttosto che partire dalle teorie, andiamo a
rivisitare i fatti concreti, i gesti di ogni giorno, vissuti in prima persona. Nelle
nostre esperienze scolastiche (sia che si tratti del ruolo da maestro che della
funzione dirigenziale) abbiamo avuto come riferimento il territorio, che abbiamo
rivoltato come un calzino. Con viva curiosità abbiamo cercato di conoscere tutto,
tutto ciò che è terra-tradizioni-vita-cultura-natura. È una ricerca che non è mai
completata, mai esaurita, che prende spunto da tutto ciò che ci circonda: le
cellette, gli alberi secolari, i calanchi, le volpi, i mestieri, le valli, le erbe
commestibili e tanto altro ancora. Ma vediamo quali sono queste piccole azioni
quotidiane che ci hanno permesso e ci permettono di (e)leggere quel piccolo
angolo di terra di Romagna, che è la bioregione (1) del Rubicone. Per dovere di
sinteticità li presentiamo come fossero appunti o note scritte.
1. Le uscite a piedi. La strada, il cammino, i prati, i boschi, l’incontro con una biscia che
si nasconde tra l’erba, un cagnolino, il contatto fisico forte con l’ambiente in cui siamo immersi,
un specie di abbraccio vitale.
2. Le cellette. Lo studio delle tante edicole sparse nel territorio. La
loro storia, il santo a cui ognuna è dedicata, il posto in cui è ubicata.
3. La valle dell’Uso . La nostra valle, piccola e meravigliosa: Montetiffi,
Pietra ddell’Uso, il corso del fiume, le strade, i sentieri, le tracce degli animali,
le grandi ombre degli alberi.
4. Le mappe bioregionali. Come conoscere e capire i tanti aspetti del
territorio e trasporli su carta e/o formelle di terra-cotta. Queste mappe
raccontano la vita di un territorio che ha dei caratteri culturali e naturali
omogenei in stretta connessione fra loro, un territorio in cui viveva e vive una
comunità di persone che forgia la propria identità nel ricercare un miglior
rapporto con gli altri e con la natura da cui attinge per il proprio fabbisogno.
5. Padre Venanzio Reali (1931-1994). La scuola di Rontagnano porta il
nome di un frate cappuccino, poeta e artista, nato a Ville di Montetiffi.
Studiamo la sua vita, la sua opera pittorica-plastica-poetica.
6. Il cortile della scuola . La cura del giardino e la messa a dimora di alberi
da frutto: albicocchi, melograni, ciliegi, mandorli, meli. E poi fiori: viole,
tulipani…
7. I mestieri . La conoscenza diretta e lo studio degli antichi mestieri
presenti nel territorio, in particolare quello del “fabbricante di teglie” (é
tigièr).
8. Le visite al cimitero. I nostri defunti, una parte del nostro mondo. Un
luogo da non temere e che spesso viene tenuto nascosto ai bambini.
9. Le feste di Natale. Da venti anni, alla vigilia di Natale, si organizza la
Festa nel teatrino del paese, in collaborazione con “Gruppo Culturale”. Si
fanno scenette (anche in lingua romagnola) si balla, si canta e si declamano
poesie.
10. I segni nella terra. Ricerca nel territorio circostante dei tanti segni
lasciati dagli animali selvatici: le grufolature dei cinghiali, i buchi lasciati dai
bulbi tolti dagli istrici, gli incavi nei tronchi fatti dai picchi, le tracce, gli
escrementi, i nidi, le borre.
11. Il teatro. Da alcuni anni si partecipa alla Rassegna di teatro scolastico
“Elisabetta Turroni”, organizzata dalla Bottega del Teatro del Rubicone, una
associazione composta da 25 realtà del territorio: scuole, comuni, e gruppi
culturali. Abbiamo scritto e messo in scena tre spettacoli teatrali.
Le nuvole di Angela. Abbiamo immaginato una vecchietta che vive a
Savignano di Rigo (Angela Sambi - 95 anni - parente di Monsignor Sambi,
nunzio apostolico negli U.S.A.) che osserva le nuvole.
L’albero di di Aurora. Una storia fantastica che narra dell’amicizia tra una
bimba che vive sul Monte Farneto (Aurora) e un albero (un mandorlo).
Gervasio e le stelle. La storia ricostruita del nostro più grande
vagabondo: Giovanni Gervasi da Sarsina.
12. Incontri con la gente. Le storie di una volta raccontate dagli anziani di
Rontagnano, Montegelli, Tornano, Savignano di Rigo.
13. I sentieri con le radici. Una vera e propria guida del territorio. 5 mappe
che nascono dall’aver percorso a piedi i nostri luoghi, incontrando fiori,
animali, storie personali…
14. Il dolce poetare. Scrivere centinaia di poesie come continua
esercitazione, È spesso poesia in linguaromagnola, la lingua che molti bambini
per fortuna parlano ancora a casa. Viene offerto ai bambini uno stimolo e loro
si esprimono su temi a loro cari: le ginestre, gli uccelli, i calanchi, la neve…”
Primavera
Nei prati si sente
marciare delle formiche
Alex Ruffilli
Viola
Un'ape posa sul viola
di un chicco d'uva
Enrico Dall'Ara
15. I calendari (2004-2006-2008). Pubblicati a cura del Comune di Sogliano al
Rubicone. Dentro vi si trovano riflessioni, poesie, disegni, fotografie sui
luoghi in cui viviamo:
2004: La piccola scuola tra le nuvole
2006: La scuola degli alberi e degli animali domestici
2008: Il calendario dei dodici paesi (le 12 frazioni).
16. Le palline porta-semi. Una pallina miracoloso composta da argilla e
humus e che avvolge semi di fiori, graminacee, erbe, ortaggi e piante. Tante
palline così da lanciare nei campi, nei fossi, nei calanchi e soprattutto là dove
il fuoco ha bruciato il bosco…per farlo rinascere. Questa tecnica, inventata dal
giapponese Fukuoka e portata in Europa dal greco Panos Manik, ci è stata
insegnata recentemente da Lorenzo Martini, un ragazzo che dedica la sua vita
alle tecniche di agricoltura naturale.
17. L’ultima azione, le capanne viventi. Strutture in salice, posizionate
nel cortile della scuola, per creare gallerie, capanne, piccoli rifugi utilizzando
rami lunghi di salice che piantati in terra, mettono radici e ritornano a
germogliare ogni primavera. Angoli fantasiosi del giardino della scuola,
intrecci di luci, lunghi spazi di ombra che invitano a correre. Inoltre, strutture
naturali che giocano con i bambini e che rivivono ogni anno aiutando i
bambini a sentire il divenire continuo di ciò che ci sta attorno. Con gli anni
diventeranno vere e proprie cattedrali viventi. Molti genitori hanno lavorato
con noi.


Un Piano dell’Offerta Formativa incardinato nel territorio


Come leggere gli esempi che abbiamo appena portato? È nel contesto in cui è
inserita la scuola dove avviene il tutto. E allora chiediamoci: quanto siamo
immersi nel contesto in cui lavoriamo? Quante sono profonde le nostre radici in
quel luogo, in quella situazione? Non necessariamente dobbiamo essere nati e
vissuti nel contesto scolastico in cui lavoriamo. Ma, per usare termini utilizzati in
settori più o meno vicini alla scuola, dobbiamo “inculturarci” o meglio
“incardinarci”. Dobbiamo cioè capire la cultura di un luogo e legarci a quel luogo
così come la porta è tenuta e ancorata dai cardini. Ecco ciò che avviene nella
pluriclasse di Rontagnano, la più piccola scuola del nostro Istituto Comprensivo.
Non è possibile agire con una proposta educativa (termine che preferiamo a
Piano dell’Offerta Formativa) asettica, identica in ogni scuola. Non siamo né
fotocopie né cloni. Qui entra in gioco la biodiversità, che è la caratteristica
essenziale del mondo. Ogni luogo è diverso da un altro. Non possiamo
omologare le nostre proposte come fossero bibite gassate o panini inventati da
ditte che poi li propinano uguali in tutto il mondo Per conoscere il territorio in
cui viviamo dobbiamo percorrerlo, dobbiamo saperci orizzontare, conoscerne le
località, i luoghi. In altre parole dobbiamo leggere il territorio, poterne avere una
rappresentazione mentale. Dobbiamo cioè avere nella nostra mente una mappa,
una carta del territorio. Dicono G.Meier e W.Morlang, "Quel che accade nel
villaggio, accade nel mondo e quel che accade nel mondo, accade nel villaggio.
Per questo sono un provinciale convinto e credo che si diventi cosmopolita solo
attraverso la provincia...". (da DAS DUNKLE FEST DES LEBENS, (Basel, Bruckner und
Thünker, Köln,1995). Ogni realtà locale, ha tradizioni, riti, espressioni artistiche,
modi di costruire le case, produzioni culturali, ricette tipiche in cucina con
pietanze e sapori legati a quella terra specifica, maniere di vestirsi e costumi
propri, una parlata, cioè una lingua locale (non tanto un dialetto, come viene
speso definito in maniera disprezzante anche da noi uomini di scuola), usata dai
viventi e tramandata di generazione in generazione.
Il resto, a quel punto, viene quasi di conseguenza e ha bisogno di pochissima
formalità: i rapporti con le Amministrazioni Locali e le Parrocchie, le
collaborazione con le Associazioni Culturali e le Pro Loco, le Biblioteche, le
Ludoteche, i servizi per la Prima infanzia.
La strada e la memoria
Vorremmo concludere col racconto di un’altra esperienza, che è, se vogliamo,
metafora del nostro modo di concepire un POF legato al proprio territorio sia dal
punto di vista del tempo oltre che dello spazio. Durante l’ultimo collegio
docenti dell’a.s. 2005/6 abbiamo deciso di organizzare il primo incontro
dell’anno scolastico successivo, a settembre con una modalità nuova. Ci siamo
recati, camminando a piedi dalla località Pietra dell’Uso al paesino di Montetiffi,
una delle località più isolate e piccole del nostro territorio. Montetiffi, come
accennavamo sopra, è un piccolo borgo di case, rinomato per il fatto di essere
l’unico posto al mondo dove una famiglia costruisce ancore le teglie, il testo di

terra e argilla, per cuocere la piadina romagnola. Qui, nell’antica abbazia
benedettina, abbiamo fatto un convegno sulla figura del maestro e pittore
Federico Moroni, noto al mondo pedagogico italiano per la sua Scuola di
Bornaccino (Santarcangelo di Romana - RN) e per il suo libro “Arte per nulla”.
Abbiamo scoperto, quasi per caso, che Moroni era stato insegnante della Scuola
Rurale di Montetiffi negli anni 1937/38 e 1938/39. E di quegli anni, per fortuna,
sono rimasti nel nostro archivio scolastico i registri di classe. Quattro documenti
vivi, strumenti eccellenti di memoria e di storia del nostro territorio, della sua
gente e della sua scuola. Moroni arrivava da Santarcangelo di Romagna in
bicicletta fino alla località Pietra dell’Uso e da qui si inoltrava per un sentiero, a
piedi, per raggiungere la sede di servizio. Abbiamo immaginato questo tratto
come fosse il cammino del pedagogo (colui che accompagnava il fanciullo da
casa a scuola) e con gli insegnanti del collegio docenti abbiamo fatto quel tratto
a piedi, come fosse “la camminata del pedagogo”, prima di immergerci nello
studio sulla figura di questo maestro storico. Abbiamo capito, da quella
esperienza, che il registro di classe non può essere un mero atto burocratico o
certificativo. Ci siamo accorti, paradossalmente, che i registri del periodo fascista
riuscivano a raccontare la storia di quegli anni e che, invece, i nostri registri
rischiano di essere freddi strumenti certificativi. Da ciò la realizzazione di nuovi
registri che sono veri e propri diari delle attività svolte, contestualizzati in luoghi
e tempi precisi.

Gianfranco Zavalloni (Dirigente Scolastico)
Fabio Molari (maestro - pluriclasse di Rontagnano)
Istituto Comprensivo Statale Sogliano al Rubicone (FC)

(1) Con bioregione intendiamo un luogo geografico riconoscibile per le sue
caratteristiche di suolo, clima, specie vegetali ed animali. Ma anche una realtà in
cui vivono e sono presenti le persone, giocando ognuno la propria parte -
insieme agli altri - con consapevolezza. In questo contesto le persone si
esprimono con tradizioni, riti, arte, modi di abitare, produzioni culturali,
costumi.

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