martedì 30 settembre 2014

Verso LO SPAZIO DELL'EDUCAZIONE: DEGUSTIAMO SAN MAURO

Comincia ottobre!

Comincia il conto alla rovescia verso LO SPAZIO DELL'EDUCAZIONE.

Tra le molte cose ci attende anche un magnifico pomeriggio di domenica 19 ottobre per degustare San Mauro:


giovedì 25 settembre 2014

Verso LO SPAZIO DELL'EDUCAZIONE: DEGUSTIAMO SAN MAURO

A sostegno e accoglienza del IV incontro nazionale di C'è speranza se accade @ - Rete di Cooperazione Educativa, LO SPAZIO DELL'EDUCAZIONE Stanze Aule Piazze Giardini Città
l'Associazione MADE in San Mauro Pascoli organizza, propone e offre:


DEGUSTIAMO SAN MAURO:
 ARTE, MESTIERI, GIOCHI E CUCINA PASCOLINA

Piazza Mazzini e via Pascoli, fino al Museo di Casa Pascoli.

ARTE
Visita Spettacolo "VIENI FUORI ZVANI" al Museo di Casa Pascoli,
a cura di Festina perduta & Book Teatro.
Repliche alle ore 14-15-16-17-18
ingresso: euro 5
ridotti da anni 12 a 18: euro 3
bambini fino a 12 anni entrata libera

MESTIERI
Street Outlet organizzato da artigiani e commercianti, insieme ad hobbisti e creatori d'ingegno, lungo la via Pascoli.

GIOCHI
per l'intera giornata, in piazza Mazzini, ci sarà un intrattenimento per bambini e ragazzi, con giochi di legno e attività ludiche: giochi antichi, oramai dimenticati, fedelmente ricostruiti, in grado di suggestionare e divertire grandi e piccini.

CUCINA PASCOLINA
oltre a specifiche convenzioni con i ristoranti Trattoria da Pizoun e Locanda dei Fattori, i soci dell'area enogastronomia realizzeranno menu & degustazioni tipicamente romagnole, da consumare in piazza.

lunedì 22 settembre 2014

Verso LO SPAZIO DELL'EDUCAZIONE - Scuola e Territorio secondo Gianfranco Zavalloni

QUANDO LA SCUOLA (E)LEGGE IL TERRITORIO

Vivere in un luogo, sognarlo e renderlo più bello Chi ha opportunità di passare per Vienna non disdegni la visita alla Hundertwasserhaus. Un edificio realizzato negli anni ‘80 su idea e disegno dell’artista, ecologista e “medico degli architetti”, il viennese Friedensreich Hundertwasser (1928-2000). Di lui, a Vienna, troviamo anche il Museo
(KunstHausWien) realizzato a partire da una vecchia fabbrica di mobili e
l’abbellimento esterno di uno degli inceneritori della capitale austriaca. Negli
ultimi trent’anni della sua vita, questo eclettico artista disegna, progetta e (quasi
sempre) costruisce, in Austria, Germania e tanti altri luoghi del mondo, esempi
concreti di buona architettura, cioè luoghi per rendere felici donne e uomini:
bagni termali, ospedali, chiese, stazioni di servizio, alberghi, musei, scuole e asili
nido, fontane, autostrade, orinatoi… Hundertwasser è in definitiva un artista che
(e)legge il territorio, che lo sogna, lo vede nei propri quadri e lo modifica
rendendolo più bello, più educativo. Ecco quello che dovrebbe fare una scuola:
vivere, leggere, rappresentare e modificare (per renderlo più bello!) il luogo in
cui si trova.



Piccole azioni quotidiane nella piccola scuola di Rontagnano
Siamo abituati a fare riflessioni di carattere pedagogico, a partire dalle nostre
esperienze concrete. Un metodo induttivo che riteniamo molto pragmatico,
concreto e vivo. Per questo, piuttosto che partire dalle teorie, andiamo a
rivisitare i fatti concreti, i gesti di ogni giorno, vissuti in prima persona. Nelle
nostre esperienze scolastiche (sia che si tratti del ruolo da maestro che della
funzione dirigenziale) abbiamo avuto come riferimento il territorio, che abbiamo
rivoltato come un calzino. Con viva curiosità abbiamo cercato di conoscere tutto,
tutto ciò che è terra-tradizioni-vita-cultura-natura. È una ricerca che non è mai
completata, mai esaurita, che prende spunto da tutto ciò che ci circonda: le
cellette, gli alberi secolari, i calanchi, le volpi, i mestieri, le valli, le erbe
commestibili e tanto altro ancora. Ma vediamo quali sono queste piccole azioni
quotidiane che ci hanno permesso e ci permettono di (e)leggere quel piccolo
angolo di terra di Romagna, che è la bioregione (1) del Rubicone. Per dovere di
sinteticità li presentiamo come fossero appunti o note scritte.
1. Le uscite a piedi. La strada, il cammino, i prati, i boschi, l’incontro con una biscia che
si nasconde tra l’erba, un cagnolino, il contatto fisico forte con l’ambiente in cui siamo immersi,
un specie di abbraccio vitale.
2. Le cellette. Lo studio delle tante edicole sparse nel territorio. La
loro storia, il santo a cui ognuna è dedicata, il posto in cui è ubicata.
3. La valle dell’Uso . La nostra valle, piccola e meravigliosa: Montetiffi,
Pietra ddell’Uso, il corso del fiume, le strade, i sentieri, le tracce degli animali,
le grandi ombre degli alberi.
4. Le mappe bioregionali. Come conoscere e capire i tanti aspetti del
territorio e trasporli su carta e/o formelle di terra-cotta. Queste mappe
raccontano la vita di un territorio che ha dei caratteri culturali e naturali
omogenei in stretta connessione fra loro, un territorio in cui viveva e vive una
comunità di persone che forgia la propria identità nel ricercare un miglior
rapporto con gli altri e con la natura da cui attinge per il proprio fabbisogno.
5. Padre Venanzio Reali (1931-1994). La scuola di Rontagnano porta il
nome di un frate cappuccino, poeta e artista, nato a Ville di Montetiffi.
Studiamo la sua vita, la sua opera pittorica-plastica-poetica.
6. Il cortile della scuola . La cura del giardino e la messa a dimora di alberi
da frutto: albicocchi, melograni, ciliegi, mandorli, meli. E poi fiori: viole,
tulipani…
7. I mestieri . La conoscenza diretta e lo studio degli antichi mestieri
presenti nel territorio, in particolare quello del “fabbricante di teglie” (é
tigièr).
8. Le visite al cimitero. I nostri defunti, una parte del nostro mondo. Un
luogo da non temere e che spesso viene tenuto nascosto ai bambini.
9. Le feste di Natale. Da venti anni, alla vigilia di Natale, si organizza la
Festa nel teatrino del paese, in collaborazione con “Gruppo Culturale”. Si
fanno scenette (anche in lingua romagnola) si balla, si canta e si declamano
poesie.
10. I segni nella terra. Ricerca nel territorio circostante dei tanti segni
lasciati dagli animali selvatici: le grufolature dei cinghiali, i buchi lasciati dai
bulbi tolti dagli istrici, gli incavi nei tronchi fatti dai picchi, le tracce, gli
escrementi, i nidi, le borre.
11. Il teatro. Da alcuni anni si partecipa alla Rassegna di teatro scolastico
“Elisabetta Turroni”, organizzata dalla Bottega del Teatro del Rubicone, una
associazione composta da 25 realtà del territorio: scuole, comuni, e gruppi
culturali. Abbiamo scritto e messo in scena tre spettacoli teatrali.
Le nuvole di Angela. Abbiamo immaginato una vecchietta che vive a
Savignano di Rigo (Angela Sambi - 95 anni - parente di Monsignor Sambi,
nunzio apostolico negli U.S.A.) che osserva le nuvole.
L’albero di di Aurora. Una storia fantastica che narra dell’amicizia tra una
bimba che vive sul Monte Farneto (Aurora) e un albero (un mandorlo).
Gervasio e le stelle. La storia ricostruita del nostro più grande
vagabondo: Giovanni Gervasi da Sarsina.
12. Incontri con la gente. Le storie di una volta raccontate dagli anziani di
Rontagnano, Montegelli, Tornano, Savignano di Rigo.
13. I sentieri con le radici. Una vera e propria guida del territorio. 5 mappe
che nascono dall’aver percorso a piedi i nostri luoghi, incontrando fiori,
animali, storie personali…
14. Il dolce poetare. Scrivere centinaia di poesie come continua
esercitazione, È spesso poesia in linguaromagnola, la lingua che molti bambini
per fortuna parlano ancora a casa. Viene offerto ai bambini uno stimolo e loro
si esprimono su temi a loro cari: le ginestre, gli uccelli, i calanchi, la neve…”
Primavera
Nei prati si sente
marciare delle formiche
Alex Ruffilli
Viola
Un'ape posa sul viola
di un chicco d'uva
Enrico Dall'Ara
15. I calendari (2004-2006-2008). Pubblicati a cura del Comune di Sogliano al
Rubicone. Dentro vi si trovano riflessioni, poesie, disegni, fotografie sui
luoghi in cui viviamo:
2004: La piccola scuola tra le nuvole
2006: La scuola degli alberi e degli animali domestici
2008: Il calendario dei dodici paesi (le 12 frazioni).
16. Le palline porta-semi. Una pallina miracoloso composta da argilla e
humus e che avvolge semi di fiori, graminacee, erbe, ortaggi e piante. Tante
palline così da lanciare nei campi, nei fossi, nei calanchi e soprattutto là dove
il fuoco ha bruciato il bosco…per farlo rinascere. Questa tecnica, inventata dal
giapponese Fukuoka e portata in Europa dal greco Panos Manik, ci è stata
insegnata recentemente da Lorenzo Martini, un ragazzo che dedica la sua vita
alle tecniche di agricoltura naturale.
17. L’ultima azione, le capanne viventi. Strutture in salice, posizionate
nel cortile della scuola, per creare gallerie, capanne, piccoli rifugi utilizzando
rami lunghi di salice che piantati in terra, mettono radici e ritornano a
germogliare ogni primavera. Angoli fantasiosi del giardino della scuola,
intrecci di luci, lunghi spazi di ombra che invitano a correre. Inoltre, strutture
naturali che giocano con i bambini e che rivivono ogni anno aiutando i
bambini a sentire il divenire continuo di ciò che ci sta attorno. Con gli anni
diventeranno vere e proprie cattedrali viventi. Molti genitori hanno lavorato
con noi.


Un Piano dell’Offerta Formativa incardinato nel territorio


Come leggere gli esempi che abbiamo appena portato? È nel contesto in cui è
inserita la scuola dove avviene il tutto. E allora chiediamoci: quanto siamo
immersi nel contesto in cui lavoriamo? Quante sono profonde le nostre radici in
quel luogo, in quella situazione? Non necessariamente dobbiamo essere nati e
vissuti nel contesto scolastico in cui lavoriamo. Ma, per usare termini utilizzati in
settori più o meno vicini alla scuola, dobbiamo “inculturarci” o meglio
“incardinarci”. Dobbiamo cioè capire la cultura di un luogo e legarci a quel luogo
così come la porta è tenuta e ancorata dai cardini. Ecco ciò che avviene nella
pluriclasse di Rontagnano, la più piccola scuola del nostro Istituto Comprensivo.
Non è possibile agire con una proposta educativa (termine che preferiamo a
Piano dell’Offerta Formativa) asettica, identica in ogni scuola. Non siamo né
fotocopie né cloni. Qui entra in gioco la biodiversità, che è la caratteristica
essenziale del mondo. Ogni luogo è diverso da un altro. Non possiamo
omologare le nostre proposte come fossero bibite gassate o panini inventati da
ditte che poi li propinano uguali in tutto il mondo Per conoscere il territorio in
cui viviamo dobbiamo percorrerlo, dobbiamo saperci orizzontare, conoscerne le
località, i luoghi. In altre parole dobbiamo leggere il territorio, poterne avere una
rappresentazione mentale. Dobbiamo cioè avere nella nostra mente una mappa,
una carta del territorio. Dicono G.Meier e W.Morlang, "Quel che accade nel
villaggio, accade nel mondo e quel che accade nel mondo, accade nel villaggio.
Per questo sono un provinciale convinto e credo che si diventi cosmopolita solo
attraverso la provincia...". (da DAS DUNKLE FEST DES LEBENS, (Basel, Bruckner und
Thünker, Köln,1995). Ogni realtà locale, ha tradizioni, riti, espressioni artistiche,
modi di costruire le case, produzioni culturali, ricette tipiche in cucina con
pietanze e sapori legati a quella terra specifica, maniere di vestirsi e costumi
propri, una parlata, cioè una lingua locale (non tanto un dialetto, come viene
speso definito in maniera disprezzante anche da noi uomini di scuola), usata dai
viventi e tramandata di generazione in generazione.
Il resto, a quel punto, viene quasi di conseguenza e ha bisogno di pochissima
formalità: i rapporti con le Amministrazioni Locali e le Parrocchie, le
collaborazione con le Associazioni Culturali e le Pro Loco, le Biblioteche, le
Ludoteche, i servizi per la Prima infanzia.
La strada e la memoria
Vorremmo concludere col racconto di un’altra esperienza, che è, se vogliamo,
metafora del nostro modo di concepire un POF legato al proprio territorio sia dal
punto di vista del tempo oltre che dello spazio. Durante l’ultimo collegio
docenti dell’a.s. 2005/6 abbiamo deciso di organizzare il primo incontro
dell’anno scolastico successivo, a settembre con una modalità nuova. Ci siamo
recati, camminando a piedi dalla località Pietra dell’Uso al paesino di Montetiffi,
una delle località più isolate e piccole del nostro territorio. Montetiffi, come
accennavamo sopra, è un piccolo borgo di case, rinomato per il fatto di essere
l’unico posto al mondo dove una famiglia costruisce ancore le teglie, il testo di

terra e argilla, per cuocere la piadina romagnola. Qui, nell’antica abbazia
benedettina, abbiamo fatto un convegno sulla figura del maestro e pittore
Federico Moroni, noto al mondo pedagogico italiano per la sua Scuola di
Bornaccino (Santarcangelo di Romana - RN) e per il suo libro “Arte per nulla”.
Abbiamo scoperto, quasi per caso, che Moroni era stato insegnante della Scuola
Rurale di Montetiffi negli anni 1937/38 e 1938/39. E di quegli anni, per fortuna,
sono rimasti nel nostro archivio scolastico i registri di classe. Quattro documenti
vivi, strumenti eccellenti di memoria e di storia del nostro territorio, della sua
gente e della sua scuola. Moroni arrivava da Santarcangelo di Romagna in
bicicletta fino alla località Pietra dell’Uso e da qui si inoltrava per un sentiero, a
piedi, per raggiungere la sede di servizio. Abbiamo immaginato questo tratto
come fosse il cammino del pedagogo (colui che accompagnava il fanciullo da
casa a scuola) e con gli insegnanti del collegio docenti abbiamo fatto quel tratto
a piedi, come fosse “la camminata del pedagogo”, prima di immergerci nello
studio sulla figura di questo maestro storico. Abbiamo capito, da quella
esperienza, che il registro di classe non può essere un mero atto burocratico o
certificativo. Ci siamo accorti, paradossalmente, che i registri del periodo fascista
riuscivano a raccontare la storia di quegli anni e che, invece, i nostri registri
rischiano di essere freddi strumenti certificativi. Da ciò la realizzazione di nuovi
registri che sono veri e propri diari delle attività svolte, contestualizzati in luoghi
e tempi precisi.

Gianfranco Zavalloni (Dirigente Scolastico)
Fabio Molari (maestro - pluriclasse di Rontagnano)
Istituto Comprensivo Statale Sogliano al Rubicone (FC)

(1) Con bioregione intendiamo un luogo geografico riconoscibile per le sue
caratteristiche di suolo, clima, specie vegetali ed animali. Ma anche una realtà in
cui vivono e sono presenti le persone, giocando ognuno la propria parte -
insieme agli altri - con consapevolezza. In questo contesto le persone si
esprimono con tradizioni, riti, arte, modi di abitare, produzioni culturali,
costumi.

sabato 13 settembre 2014

Verso LO SPAZIO DELL'EDUCAZIONE. Tonino GUERRA: Sette messaggi al sindaco del mio paese e a tutti gli altri.

Sette Messaggi al Sindaco del mio Paese
e a Tutti gli Altri

1
· Signor Sindaco, questa è la Piazza di sempre, insomma questi sono i muri. La vita, invece, col tempo è cambiata. Devo farmi da lontano per arrivare al nocciolo principale dei miei messaggi. So che un tempo qui c'erano campi e orti e poi lo spazio fu chiuso per creare il punto di incontro degli abitanti che fuggivano dal quartiere medievale, in alto. Così tutte le farfalle e anche gli scarabei, le vespe e gli uccelli selvatici scomparvero da questo quadrato di terra ridotto ormai un crocevia di strette di mano, di incontri, di biciclette, di automobili. Ricordo d’aver visto da bambino il vento che ancora alzava la polvere della Piazza Grande, e la neve che d'inverno rigava il cielo con voce morbida, e chiudeva la bocca ai rumori. Allora si stava intorno alla Piazza con la schiena contro i muri o sotto i portici a guardare felici quella festa che univa i corpi. Adesso la meraviglia si è ristretta nei rettangoli delle finestre o è chiusa oltre gli sportelli delle macchine. Chi ci può chiamare a raccolta in Piazza Grande? Quale suono di campane occorre per far godere lo spettacolo a tutti assieme? La neve non è per un uomo solo chiuso nella sua gabbia di paura.

2
· Signor Sindaco, su questa Piazza pascolò un leone scappato al Circo Orfei e spaventò i cani da caccia con l'odore di selvatico che usciva dai suoi peli. Allora tutti i fucili del paese si affacciarono alle finestre e sputarono fuoco sull’animale sdraiato sotto il monumento ai caduti come se facesse parte di quel monumento o volesse imitare la posa di altri leoni di pietra intravisti davanti ai portali di antiche cattedrali. Il leone fu cotto e mangiato; e la gente discusse con la pancia piena d'Africa stando sulle sedie del caffè sparpagliate per la Piazza. Devo aspettarmi l’arrivo di un rinoceronte per rinnovare questa veglia paesana col sapore di una delizia collettiva?

3
· Caro Sindaco, ho visto questa piazza nell'agosto del '44 piena di buoi che i tedeschi portavano a Ravenna per spedirli a pezzi nelle città affamate della Germania. Ho visto la Piazza piena di sole e di sterco secco dopo la partenza degli animali e in tutto questo disordine carico di dolore, l'accalappiacani serviva le autorità comunali ostinandosi a cercare di imbrigliare un cane randagio. Quale assurda parvenza di ordine in un mondo così sgretolato! Ero nell'ombra di una colonna, pieno di amore per il cane che grattava lo sterco stopposo in cerca di cibo. Quando il laccio stava per essere lanciato nell'aria accaldata, ho gridato e il cane, messo in allarme, è corso lungo la strada del fiume. Ma già un moschetto fascista puntava la canna nella mia schiena e così ho attraversato la Piazza preso nel laccio di questo sicario analfabeta. Allora quel deserto della Piazza era giustificato.

4
· Signor Sindaco, quando nel dopoguerra il merci impolverato mi ha lasciato alla stazione e io a piedi, reduce ritardatario, dopo che banda aveva suonato gli inni per le strade e gli stivali lucidi tolti dai piedi mascalzoni e ammucchiati attorno al monumento vennero riempiti di urina, sono arrivato a casa e dalla casa mi sono affacciato in Piazza Grande. Ho visto per la prima volta i tubi al neon, e le poltroncine di ferro fuori da due caffè avevano sostituito le sedie pieghevoli di legno. Ma la gente era ancora su quelle sedie a stare assieme e a ricominciare a vivere. Pochi anni dopo, qualcosa è cambiato: l'ala nera del corvo si è messa a bastonare l'aria e così la paura si è infilata nelle orecchie assordandoci.

5
· Signor Sindaco, è dal centro di questa Piazza che io continuo a misurare il mio spazio. Anche se vado a Mosca o nella calda Georgia, calcolo le distanze sapendo che i pochi chilometri che ho fatto da ragazzo a piedi o in bicicletta, dalla Piazza al mare, dalla Piazza alle prime colline, sono gli unici che contano. I lunghi voli sono viaggi fermi o mentali. Valgono soltanto i primi chilometri fatti a piedi e anche adesso rifletto a lungo se dalla Piazza devo raggiungere il mare. Più facile decidere di andare all'Equatore o al Polo Nord, perché quelle sono distanze che appartengono alla magia. Dieci chilometri, invece, sono interminabili. La Piazza Grande è il centro di tutti gli spazi che ho avuto in regalo, anche tu Sindaco li hai avuti e anche gli altri. Ecco perché ti prego di affacciarti dal balcone e di guardare a lungo questo rettangolo fondamentale per la tua e le altre vite. Un punto di partenza o di arrivo, un punto di riferimento continuo non può non essere abbandonato, deve sentire la febbre di una tua attenzione continua e precisa. Adesso più di prima, adesso perché il deserto di uomini sta verificandosi dove un tempo la gente si vedeva e si abbracciava. La paura che parte dalla coda velenosa degli scorpioni sta occhieggiando da dietro gli spigoli delle case. Bisogna superare quegli spigoli e tornare a fare gruppo in Piazza. La paura è amica dei televisori e dell'egoismo familiare. Mangiamo carne e immagini e intanto la voce che esce dai meccanismi riempie i silenzi tra uomo e donna, tra genitori e figli. Così bisogna tornare dove la parola è ridata alle nostre bocche e le immagini germogliano nella nostra fantasia.

6
· Signor Sindaco, l'altro giorno ho fatto dei piccoli sogni uno dopo l'altro. Tutte le volte appariva la Piazza Grande col rettangolo usato in modo diverso. Nel primo vedevo che i palazzi tutt'attorno racchiudevano un orto, come una volta. E io mi chiedevo se non sia giusto togliere il selciato e rimettere rettangoli di aglio, di cavoli e di girasoli. Vedevo che i paesani camminavano lungo i sentieri e si piegavano per controllare se gli ortaggi erano giusti da raccogliere. Sorridevano e si scambiavano delle foglie. Poi ho sognato la Piazza come è adesso; ma con un albero in più, un ciliegio in un angolo, che nello spazio breve di un attimo metteva le foglie, poi i fiori, poi i frutti e in ultimo restava nudo, pronto a ridursi un ricamo con la neve. Allora ho detto: questo è possibile. E anche altri piccoli accorgimenti. I lecci seri e imbronciati potrebbero vivere a Natale con piccole scintille luminose grandi come lucciole e in modo che si possa dire che le stesse sono cadute in Piazza Grande. E non quelle palline di plastica colorata che imitano frutti velenosi. Tante cose così. E anche musica, perlomeno la domenica mattina alle undici, e magari tutti i giorni quando la sera è trascinata da scarpe solitarie e la nebbia racchiude nei suoi veli i lampioni, un valzer di Faini o di Strauss agli altoparlanti rannicchiati tra gli alberi. Bisogna tornare a essere bambini per governare.

7
· Caro Sindaco, è ora che tu cominci ad ascoltare le voci che sembrano inutili, bisogna che nel tuo cervello occupato dalle lunghe tubature delle fogne e dai muri delle scuole e dagli ospizi e dall'asfalto e dai ferri e dalle pillole per gli ospedali, bisogna che nel tuo cervello pratico e attento soprattutto ai bisogni materiali, bisogna che entri il ronzio degli insetti. Devi pregare che su questa Piazza arrivino le cicogne o mille ali di farfalle, devi riempire gli occhi di tutti noi di cose che siano l'inizio di un grande sogno, devi gridare che costruiremo le piramidi. Non importa se poi non le costruiremo. Quello che conta è alimentare il desiderio, tirare la nostra anima da tutti i lati come se fosse un lenzuolo dilatabile all'infinito… Ecco che arriva la nuvola di farfalle, ecco che tutti abbandoniamo la sedia di casa e lo stretto cannocchiale delle finestre. Stiamo tornando al centro della Piazza per godere assieme questo spettacolo. I grandi godimenti sono quelli che si provano succhiando dagli altri la meraviglia che esplode. Solo così può rinascere la bella favola del nostro e del tuo paese.


Tonino Guerra

venerdì 5 settembre 2014

Mario LODI: Quattro appuntamenti col Maestro



Venerdì 19 settembre

 
VERONA
TOCATI' - Festival Internazionale dei Giochi di strada
Biblioteca Civica
Spazio Nervi
via Cappello, 43
h 17.00
"Omaggio a Mario Lodi"
con:
Carla Ida SALVIATI
Cinzia MION
Luciana BERTINATO
Giancarlo CAVINATO
Giuseppe CALICETI
Amilcare ACERBI
h 21.00
Proiezione del documentario
"Quando la scuola cambia, partire dal bambino", di Vittorio De Seta
Presenta:
Carlo RIDOLFI
Venerdì 26 settembre

PADOVA
Settembre/Ottobre Pedagogico
(Luogo e ora in definizione)
Proiezione del documentario
"Quando la scuola cambia, partire dal bambino", di Vittorio De Seta
Presenta:
Carlo RIDOLFI

Sabato 4 ottobre
Domenica 5 ottobre

 
VIGODARZERE (PD)
BIBLIOTECA IN FESTA
(Intitolazione della Biblioteca di Vigodarzere a Mario Lodi)

Sabato 18 ottobre


SANTARCANGELO DI ROMAGNA
LO SPAZIO DELL'EDUCAZIONE
Stanze Aule Piazze Giardini Città
h 9:30
SuperCinema
Piazza Marconi, 1
"I nostri maestri: Mario Lodi": CORRISPONDENZE
A cura della Casa delle Arti e del Gioco di Drizzona (CR)

Un IC ospitale


L'Istituto Comprensivo San Mauro Pascoli ospiterà nella scuola primaria "M. Montessori" i laboratori e i gruppi didattici de LO SPAZIO DELL'EDUCAZIONE.

www.scuolesanmauropascoli.gov.it

martedì 2 settembre 2014

LO SPAZIO DELL'EDUCAZIONE: Altriuoghi a Santarcangelo di Romagna



Museo permanente “Nel mondo di Tonino Guerra”

Il palazzo dell'ex Monte di Pietà di Santarcangelo, in via della costa 15, ospita dal 16 marzo 2013, il giorno del compleanno di Tonino, il museo permanente “Nel mondo di Tonino Guerra”, ideato e realizzato dal figlio Andrea.
Nel museo sono esposte diverse opere pittoriche di Tonino Guerra: acquerelli, pastelli, arazzi e affreschi. Contornate da tante piccole e grandi opere in ceramica, legno, ferro, e altri materiali, realizzate da valenti artigiani e artisti su ispirazione di Tonino.
Come le grandi stufe: "La Stufa dei pianeti sognanti", opera del ceramista Paolo Bertozzi e "La Stufa del drappo solare" opera del mosaicista Marco Bravura.
O le "Madie pietrificate" del ceramista Giò Urbinati, quelle "che non si aprono, perché si rifiutano di essere utili", come diceva Tonino, e il grande albero di ferro "per ricordare i boschi diventati cenere".
Nel mondo di Tonino Guerra Nel mondo di Tonino Guerra Nel mondo di Tonino Guerra
Nel mondo di Tonino Guerra Nel mondo di Tonino Guerra
Nel museo è presente anche una ricca sezione multimediale, nella quale è possibile rivedere tutti i film sceneggiati da Tonino Guerra, guardare interviste e documenti dagli anni '60 ad oggi, ascoltarlo recitare le poesie in dialetto seguendo il testo su uno schermo.
Si possono sfogliare le sue innumerevoli sceneggiature, pietre miliari del cinema italiano, o viaggiare idealmente fra le tante opere realizzate su sua ispirazione nell'amata Valmarecchia e in altri luoghi.
Il museo è gratuito e si può visitare tutti i giorni, escluso il giovedì.
Per informazioni:
telefono: 0541 626506
email: nelmondoditoninoguerra@gmail.com

Verso LO SPAZIO DELL'EDUCAZIONE